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Il film Leon insegna...

MUAY THAI

LA SENSIBILITA’ TATTILE APPLICATA AL COMBATTIMENTO

Come tutti gli appassionati di arti marziali sanno la muay thai ha origini storiche antichissime che risalgono circa al 200 a.c. Nata come arte marziale del popolo tailandese per difendersi dai continui attacchi dei popoli confinanti, è diventata parte integrante dell’addestramento militare attraverso la stesura di un manuale di combattimento chiamato chupasart che racchiudeva le tecniche e le azioni più funzionali provate sul campo di battaglia dai guerrieri. Attualmente in Tailandia ci sono numerosi campi di allenamento Kai muay diretti da maestri di lotta e ogni campo cerca secondo metodiche particolari e strategie diverse di formare dei combattenti che possano fregiarsi del titolo di campione di Tailandia che equivale a dire campione del mondo. L’allenamento nei camp segue una grammatica di base che è uguale per tutti; però ci sono allenatori, che allenano i propri pugili maggiormente sulla lotta corpo a corpo, chi sul combattimento a distanza, con maggiore enfasi sulle tecniche di calcio o di pugno; considerando il fatto che nella sola Bangkok ci sono 6500 camp e in tutta la Tailandia esistono circa 60000 pugili professionisti; vi è un enorme banco di prova per strategie e tecniche applicate al combattimento sportivo su un ring. Se questo può essere un vantaggio dal punto di vista tecnico atletico; sfruttato con grande enfasi dai paesi dove la muay thai sta trovando un terreno fertile come Bielorussia, Ucraina, Francia, Olanda, Finlandia e Inghilterra;dove per formare dei veri campioni gli allenatori nazionali guidano i loro pugili per periodi di allenamenti più o meno prolungati nei migliori camp tailandesi; d’altro canto gli stessi occidentali tralasciano molto l’aspetto marziale dell’arte, questo perché per formare il campione sportivo la tecnica antica non è necessaria ed inoltre per ovvi motivi economici in Tailandia la muay boran (tradizionale) viene messa in secondo piano. Sebbene con mio grande stupore i due giovani pugili thai che sono venuti in palestra a Pisa conoscevano perfettamente la muay boran; infatti mi hanno mostrato tutto il loro repertorio marziale con il loro modo di fare scherzoso e divertente e facendomi conoscere un mondo della thai che avevo solo leggermente intuito che è l’argomento poi di questo mio breve articolo “La sensibilità tattile applicata al combattimento di muay thai“.
Il combattimento corpo a corpo è il vero cuore dell’arte ed è la distanza di combattimento che permette di usare tutte le armi messe a disposizione dal corpo umano (ganci, gomitate, ginocchiate, prese con repentini sbilanciamenti e proiezioni). Prima di cercare di spiegare il combattimento corpo a corpo o clinch voglio precisare che in Tailandia viene lavorato alla distanza di avambraccio; e l’allenamento viene fatto come una sorta di gioco; prima solo con le braccia poi inserendo anche le ginocchia.
Il gioco consiste nel cercare di fare la presa al collo senza cercare di farla fare all’avversario ed inoltre cercando nello stesso tempo lo sbilanciamento per una eventuale proiezione o un colpo di ginocchio; molto più efficace se dato durante lo sbilanciamento dell’avversario. In questa sorta di gioco gli avambracci dei due compagni di allenamento vengono a contatto ed è a questo punto che si sente la forza del compagno diretta in una direzione o in un'altra; sfruttandola si potrà facilmente sbilanciarlo. Naturalmente dal dire al fare c’è di mezzo il mare, però con un continuo gioco-allenamento (e questo è un bel punto positivo) si riesce piano piano a percepire (sentire) i movimenti dell’avversario. Questo è l’unico modo di praticare in modo efficace il clinch, perché se ci si affidasse alla vista da quella distanza ci arriverebbero gomitate e ginocchiate da tutte le direzioni.
Un altro aspetto del clinch è dato dal fatto che durante questi movimenti non bisogna permettere all’avversario di avvicinarsi troppo perché sarebbe facile per lui effettuare la presa in vita e proiettarci o inclinarci la dorsale neutralizzando cosi ogni nostra azione. Ecco perché i pugili thai fanno clinch con il bacino leggermente in fuori e la schiena leggermente inarcata; che è un po’ la posizione del lottatore.
Inoltre l’allenamento al corpo a corpo può essere fatto anche per ore cercando di sentire l’avversario più che fare forza contro di lui con il duplice guadagno di acquisire sensibilità tattile ed inoltre si evitano i continui pugni al viso e calci nelle gambe tipici dell’allenamento cosiddetto “dalla distanza”.
Questo esercizio per sviluppare la sensibilità tattile è caratteristico di molti stili di kung-fu tra cui il tai chi chuan, il wing tsun, ed è praticato in alcuni stili di ju jitsu oltre che nella Gorizia (antica arte russa).
Per essere un bravo “clincista”una persona deve anche migliorare molto bene il cosiddetto timing o tempo per fare l’azione. Infatti per arrivare a lavorare a corpo a corpo serve una avanzata repentina verso l’avversario con seguente intercettazione dei suoi arti superiori. L’avanzata viene fatta molto spesso quando l’avversario tira di pugno; quindi bisogna entrare nella guardia, con metodiche particolari. Se queste mie poche frasi possono celare un mondo nascosto; all’occhio di un profano che va a vedere degli spettacoli da combattimento (perché è quello che sono diventati al giorno d’oggi) la lotta thai appare come un abbraccio continuo tra due combattenti che hanno tendenze omosessuali. Ecco perché vorrei che nelle palestre la thai venisse insegnata rispettando il patrimonio culturale e marziale e cominciare da li un opera divulgatrice veritiera e funzionale. 
Tornando a parlare dell’aspetto marziale ci sono delle tecniche di muay boran effettuate dalla distanza di corpo a corpo che sembrano studiate per persone deboli che si devono confrontare con persone più forti e più grandi; è questo il caso di donne che vengono aggredite per  strada; ma questo forse sarà l’argomento di un prossimo articolo
Il sacco pesante: la base per lo sviluppo della potenza nei colpi.
Nei circoli della Muay Thai si sente spesso dire che senza un'adeguata preparazione al sacco pesante, un thai boxer non possederà mai la potenza necessaria per abbattere un avversario con i propri colpi, sia nel corso di un incontro sul ring sia in caso di difesa personale.
L'importanza che viene attribuita all'allenamento con questo attrezzo è testimoniata dal fatto che in ogni "campo di addestramento" tailandese per quanto piccolo e "familiare" possa essere, è sempre presente almeno un sacco pesante a disposizione degli atleti per le loro pratiche giornaliere.
Il sacco preferito per l'allenamento delle tecniche di calcio e ginocchio è normalmente di peso considerevole, dai 40/50 kg. in su, di foggia allungata o "a pera", mentre, al fine di sviluppare i colpi di pugno e di gomito, si preferiscono sacchi più leggeri che non superano i 30/40 kg. e che si presentano di dimensioni più ridotte e in forma cilindrica. Ogni sacco poi può essere riempito in maniera differente a seconda della funzione a cui deve assolvere ed al tipo di attributo tecnico/fisico che si vuole sviluppare: relativamente al materiale utilizzato si va dagli stracci, ai ritagli di pelle, alla sabbia e, mutuando tale pratica dalla boxe occidentale, all'acqua.
In base al modo ed alla quantità di allenamento che si effettua al sacco, si possono sviluppare qualità combattive diverse che vanno dall'esplosività muscolare alla resistenza, dalla capacità di colpire muovendosi intorno all'avversario all'abilità di "toccare d'incontro", ecc. Inoltre, la funzione primaria del lavoro di base che viene eseguito all'inizio di ogni allenamento al sacco e che consiste nella ripetizione di un dato colpo per un lungo intervallo di tempo, abbinando tale pratica a frizioni con appositi linimenti, è quella di "condizionare" le parti ossee deputate a colpire l'avversario; è così che le tibie, le ginocchia, i gomiti, gli avambracci, i pugni di ogni vero praticante di Muay Thai diventano vere e proprie armi, dure come il ferro e pronte a causare danni notevoli all'avversario quando usate con perizia.
In questo primo articolo sull'allenamento al sacco nella Muay Thai, distingueremo le due modalità fondamentali di utilizzo dell'attrezzo, con o senza l'aiuto di un partner durante l'esecuzione degli esercizi. Avremo così delle routine con sacco libero e delle altre con sacco fisso.
A. Lavoro al sacco libero: l'ovvia caratteristica di questa categoria di esercizi è che l'attrezzo è mobile e richiederà da parte dell'esecutore un abbinamento del lavoro di spostamenti (footwork) a quello fondamentale dei colpi. Variando continuamente la distanza tra il sacco e l'atleta, quest'ultimo sarà costretto a muoversi per riportarsi in una posizione tale da poter colpire sfruttando al meglio il proprio arsenale; un errore tipico, a questo proposito, consiste nel calciare circolarmente senza spostarsi in avanti durante l'esecuzione del colpo, portando ad impattare con il sacco il piede piuttosto che la tibia.
In questo tipo di allenamento è da preferire il lavoro di colpi in combinazione variando l'altezza del bersaglio (soprattutto nel caso del sacco lungo) e l'arma utilizzata: si cercherà perciò di eseguire combinazioni miste (tipo: pugno, calcio, ginocchio) o serie di colpi portati con la stessa arma (tipo: jab, diretto, gancio).
B. Lavoro al sacco fisso: in questo caso l'attrezzo può essere un tipo di sacco particolare già costruito per essere fissato ad una superficie di appoggio (parete o colonna in muratura) oppure, nell'ipotesi migliore, si tratterà di un sacco normale tenuto fermo da un istruttore o da un compagno di allenamento. La funzione di quest'ultimo è quella di sostegno per impedire l'oscillazione dell'attrezzo ma soprattutto di aiuto tecnico e "morale" per l'esecutore degli esercizi: se la persona di sostegno è un allenatore potrà "chiamare" i colpi all'atleta, suggerendo l'uso adeguato di un'arma rispetto all'altra e la sequenza delle azioni; se il sacco è tenuto fermo da un collega d'allenamento, la sua funzione sarà soprattutto quella di incitare l'esecutore nei momenti di difficoltà o di fatica, spronandolo a dare fondo alle proprie energie.
Nell'esecuzione dei colpi, si dovranno preferire le azioni singole ripetute nel tempo (tipo: calcio circolare destro portato in sequenza, per tre minuti) concentrandosi sulla "pesantezza" e sulla penetrazione dei colpi, ovviamente a scapito del lavoro di footwork. Il condizionamento è, ovviamente, un'altra delle finalità specifiche in questo tipo di lavoro, che viene ottenuto "lavorando" in maniera progressiva le varie zone ossee deputate ad impattare violentemente con il corpo dell'avversario ed alternando all'esercizio al sacco un massaggio con l'apposito linimento tailandese.
Ogni valido istruttore di Muay Thai deve conoscere alla perfezione tutte le possibilità offerte da un uso appropriato di questo semplice ma indispensabile attrezzo, senza il quale non sarà possibile raggiungere risultati soddisfacenti nella pratica della Muay Thai a livello marziale o sportivo che sia.

L'uso intelligente dei Pao, la base per formare il vero campione di Muay Thai.

Gli esercizi detti di "allenamento all'impatto" rappresentano in un certo senso il marchio di fabbrica dei thai boxers, soprattutto per quanto riguarda l'uso dei pao. Il principio di allenare il praticante a colpire con la massima potenza un bersaglio più o meno mobile è ormai comune a tutte le arti marziali: sicuramente l'uso di questo sistema, essendo nella Muay Thai di fondamentale importanza imparare fin dai primi allenamenti a colpire massimizzando in ogni azione la potenza del colpo, è molto esteso nella pratica di questa dura disciplina da combattimento. Con un istruttore esperto l'allenamento ai colpitori, i pao in modo particolare, può rivestire un significato che va oltre la mera esecuzione di attacchi prestabiliti su un bersaglio in movimento; partendo da una ripetizione prolungata nel tempo di uno stesso colpo o di una particolare sequenza, il praticante abbina all'uso in potenza di ogni arma a sua disposizione, gli elementi fondamentali del combattimento: il senso della distanza e la scelta di tempo con la quale portare i colpi.
Chi non insiste su tali fattori nella propria preparazione ben difficilmente riuscirà a sviluppare le caratteristiche di un vero combattente, sul ring come nella strada.
Poter applicare le tecniche della nostra specialità ad intensità massimale contro un bersaglio mobile e "pensante" è stata la vera rivoluzione nelle metodologie di allenamento marziali.
Infatti, la pratica di pao, se si è seguiti da un allenatore esperto, può arrivare ad essere la forma più sofisticata di allenamento al combattimento: il praticante si troverà ad effettuare liberamente attacchi e difese non preordinati e l'istruttore, indossando le adeguate protezioni (paratibie, cinturone o corpetto) risponderà di conseguenza aggredendo o difendendosi con l'uso dei pao al momento più opportuno.
I maestri tailandesi considerano questa pratica come la base per imparare a portare qualsiasi tipo di colpo, a patto che l'allenatore sia in grado di "recitare" nel modo corretto i vari ruoli dell'aggressore e del difensore per fornire al praticante situazioni il più possibile vicine alla realtà del combattimento.