martedì 20 ottobre 2020

La mano morta

Tutto fu ambito e tutto fu Tentato. 
Quel che ho fatto lo sognai; e tanto era l’ardore che il sogno uguagliò l’atto.”
Gabriele D'Annunzio
Calco della mano di Gabriele D'Annunzio

In cuor mio pensavo di essere più costante nella pubblicazione dei post nel blog, lo credevo veramente ma, mi sono scontrato con la dura realtà della preparazione e la stesura degli articoli. Ci sono dei giorni in cui scrivo di getto, ho le idee ben ordinate e le parole sulla tastiera appaiono in un istante, altri giorni invece, sono impegnato nella ricerca del materiale o a camminare, il che non mi consente di essere davanti al computer a scrivere.

Morale della storia non è tanto questione di voglia, ma della gestione del tempo. Aggiungo lavoro come tutti, ho una famiglia e la campagna impegna parecchio tempo anche quella.

Mi piace raccontare quello che vedo, che provo e per dare più valore a quello che faccio, cerco sempre di documentarmi in anticipo. Sapere cosa andrò a vedere nel trek che farò mi torna poi utile per la stesura del post successivo.

Mi piace avere consapevolezza in ciò che faccio.

Le fonti sono importanti perché voglio fare un’informazione utile, interessante per chi come me, gli piace camminare: molto materiale di studio lo trovo nel web ma, per me, i libri restano sempre la migliore testimonianza scritta utile per la stesura dei miei articoli.
Alcuni libri che mi hanno regalato
La tessera del Circolo di Tossignano

In Settembre sono stato a trovare Samuele, un mio amico di Borgo Tossignano; Samuele fa parte della Pro Loco del paese ed insieme agli altri componenti del circolo organizzano eventi e promuovono attività per cercar di tenere vivo il loro paese. E’ una cosa che ammiro molto e scrivo questo articolo per fargli un po' di buona pubblicità e anche per ringraziarli.
Ringraziarli perché Samuele ed i ragazzi presenti al circolo, mi hanno raccontato molte cose interessanti su Tossignano ma soprattutto perché mi hanno regalato un discreto numero di libri.
Con alcuni ragazzi della Pro Loco di Tossignano
Ora sto leggendo Tossignano e Val di Santerno – Storia dalle origini al 1500 scritto da Sanzio Bombardini e pubblicato da A&G editrice. Un libro di 600 pagine molto interessante, dettagliato, scritto bene; l’autore ha realizzato, a mio avviso, un opera che tornerà utile alle generazioni future.
Tossignano e Val di Santerno
Il problema che mi sono fatto prendere dalla lettura e non scrivo nel Blog!

Grazie ancora ragazzi
Ciao e buon cammino a tutti

mercoledì 7 ottobre 2020

Personaggio: Alfredo Oriani

Nell'ombra della notte si ritorna soli.
È l'ora che preferisco per viaggiare in bicicletta,
al raggio delle stelle su la strada vuota,
per la bianchezza della quale l'occhio vede da lungi sicuramente.
Dove si corre?

Alfredo Oriani - In bicicletta 1902
Alfrdo Oriani
Stavo facendo il trek da Imola a Borgo Tossignano che all’interno del Parco Regionale della vena del gesso Romagnola, mi sono imbattuto nei ruderi della Villa Le Banzole.
I ruderi di Villa Banzole.
Paro Regionale della vena del gesso.
Parco Regionale della vena del gesso.
Per curiosità, mi sono messo a girovagare per questa casa antica padronale del 800' ... doveva essere grande, possedeva una cappella privata, diversi annessi agricoli e un grande giardino con tigli e cedri.
La villa era appartenuta agli Oriani, una famiglia terriera della piccola aristocrazia romagnola.

Una piccola ricerca, fatta a casa al mio ritorno, mi ha portato a conoscere lo scrittore romagnolo Alfredo Oriani, ed ora vorrei condividere con voi quello che ho letto inerente questo personaggio.

Alfredo Oriani (Faenza, 22 agosto 1852 Casola Valsenio, 18 ottobre 1909) è stato uno scrittore, storico e poeta italiano.

Per quanto discendesse da una famiglia privilegiata della piccola aristocrazia, ebbe un'infanzia difficile e priva di affetti. Il ragazzo crebbe scontroso e solitario, e più tardi rivelò queste sue caratteristiche anche nelle proprie opere.

Si recò a Roma per frequentare la facoltà di Legge. Da Roma passò a Bologna, dove fece pratica nello studio di un legale. Intanto la sua famiglia si era trasferita da Faenza a Casola, nella Valle del Senio, dove possedeva una casa, «Villa del Cardello». In questa dimora Oriani trascorse interamente la propria esistenza, un'esistenza amareggiata da continue delusioni per l'invincibile silenzio che la critica manteneva intorno alle sue pubblicazioni. Morì, in solitudine, il 18 ottobre 1909. Ebbe per confessore don Lorenzo Costa, anch'egli scrittore, che lasciò una testimonianza scritta a ricordo di Oriani.

Le opere dell'Oriano spaziano dal romanzo ai trattati di politica e di storia, dai testi teatrali agli articoli giornalistici, sino alla poesia.

La sua fama di scrittore fu a lungo legata soprattutto alle opere di pubblicistica storica e politica: Fino a Dogal
i (1889), in cui analizzò le cause della crisi religiosa ed economica della nuova Italia; La politica in Italia (1892) che narra le vicende storiche italiane dal Medioevo al Risorgimento; La rivolta ideale (1908), nella quale lo scrittore espone il proprio credo politico, affermando la necessità di uno Stato forte che regoli con ampi poteri la vita sociale.

Molto importanti sono però anche le opere letterarie, fra cui si annoverano autentici capolavori del calibro di Gelosia (1894) e Vortice (1899). Uno dei suoi ultimi lavori fu Bicicletta (1902), una raccolta di novelle in cui egli abbandonò lo stile enfatico e veemente dei suoi primi racconti per una scrittura più scorrevole e spontanea. L'opera fu tratta da un'esperienza vissuta nel 1897: nell'estate di quell'anno Oriani effettuò un solitario viaggio dalla Romagna alla Toscana in sella a una Bremiambourg da corsa a scatto fisso.

Fino alla prima guerra mondiale l'opera di Oriani fu scarsamente apprezzata. L'unica considerazione degna di nota provenne da Benedetto Croce che, in un saggio del 1908, gli riconobbe il merito di aver criticato il positivismo allora imperante nella cultura italiana e di aver fatto riferimento ad Hegel e allo storicismo. Apprezzamento per il pensiero di Oriani venne anche dal Gramsci.

Dopo la fine della Grande Guerra il fascismo si appropriò del pensiero di Oriani e tese a valorizzarlo e a diffonderlo con la pubblicazione delle opere complete, edite in 30 volumi da Cappelli. Quest'opera venne curata da Benito Mussolini in persona: il fascismo infatti, a partire dalla «Marcia al Cardello», riconobbe nella sua figura un precursore dei propri valori..

Nel secondo dopoguerra lo scrittore venne ostracizzato per via dell'appropriazione della sua opera da parte del fascismo. Soltanto a partire dagli anni settanta, grazie al lavoro di eminenti studiosi quali Giovanni Spadolini ed Eugenio Ragni, si è assistito ad una ripresa d'interesse per la sua produzione, sia quella saggistica sia quella narrativa.

Il Cardello, casa di Alfredo Oriani
Nel 1975 il parco che circonda il Cardello è stato dichiarato Zona di notevole interesse pubblico dal Ministero per i Beni cultuali. Nel 1978 gli eredi dello scrittore hanno ceduto la villa-museo all'Ente Casa di Oriani.

Negli anni successivi l'Ente è diventato Fondazione. La «Fondazione Casa di Oriani» che continua l'opera di diffusione del pensiero di Oriani.

Questo è quanto... che dire, un personaggio particolare, forse una persona infelice in vita ma almeno ad oggi gli viene riconosciuto il suo talento e valore... .è stato piacevole per me scoprirlo e trovare una sua casa sul mio cammino.

Ancora una volta camminare mi regala emozioni diverse: non solo mi rinforza il corpo e rasserena l'anima ma, mi arricchisce sempre più. Questa volta in un modo completamente diverso: non con un paesaggio, o la visita ad un castello ma, nell’avere conosciuto uno scrittore romagnolo noto solo per il nome della bibbloteca di storia contemporanea a Ravenna.

Omnia cum tempore
Ciao e buon cammino a tutti

venerdì 11 settembre 2020

Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola

"Un falco volava nel cielo un mattino,ricordo quel tempo quando ero bambino.

Io lo seguivo e nel rosso tramonto dall'alto di un monte scoprivo il mio mondo..."

Un falco volava - Canzone scout
Vista del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola da Monte Battaglia
La prima volta che sono andato nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola è stato nel 1985 con gli Scout.
Era da poco che abitavo a Imola e gli scout della parrocchia mi sono stati d’aiuto per fare amicizie ma anche per frequentare un gruppo che facesse attività all'aria aperta.
Da bambino non ero particolarmente interessato agli sport, ne iniziavo uno e poco dopo smettevo per noia, credo... ma, negli scout era diverso; ci divertivamo, giocavamo, cantavamo, facevamo escursioni, vacanze in tenda...
Era un bel gruppo ritengo lo scautismo una bella esperienza.
Un gruppo Scout nei pressi della ruderi della Rocca di Borgo Tossignano

Il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola è situato tra Imola e Faenza, è un'area naturale protetta di oltre duemila ettari che si distingue come unica catena montuosa costituita quasi esclusivamente da gesso. Le particolarità e i motivi di interesse di questo territorio hanno portato, negli anni sessanta, all'idea di tutelare la zona, avviando studi per definire e circoscrivere l'area. Il parco fu istituito nel Febbraio 2005 dalla Regione Emilia-Romagna. Nel Gennaio 2018, il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO, ha deciso di inserire nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
Un ottima proposta e un riconoscimento per i luoghi di una rara bellezza ricca di flora e fauna.
Vista della vena del gesso da Passo del Prè nei pressi di Borgo Tossignano

La Vena del Gesso Romagnola è l'unica formazione geologica interamente gessosa che esista in Europa; si estende da Bologna a Pesaro, ma nell'area all'interno del parco emerge con imponenza per costituire un bastione naturale lungo circa 25 km largo circa un chilometro e mezzo. 
L'area interessata dal Parco risale a circa 6 milioni di anni fa, all'età geologica nota come Messiniano, durante la quale si verificò un ciclico abbassamento del livello del Mar Mediterraneo, a seguito della chiusura dello stretto di Gibilterra.
Nel Quaternario si verificò un sollevamento del fondo marino che, in seguito a movimenti tettonici, portò all'esposizione e la parziale erosione dei depositi messiniani, che oggi vediamo nel parco.
Anche per quanto riguarda la flora e la fauna il parco regionale è ricco e variegato; purtroppo, ho una conoscenza limita di queste materie però ho visto querce, noccioli, ginestre ma anche falchi, tracce di lupo, di cinghiale, di cervo ed ho trovato aculei di istrice.
Rifugio Cà Carnè

Il centro visite Rifugio Cà Carné offre al visitatore visite organizzate di tipo escursionistico ma anche speleologico e archeologico; per le scuole invece laboratori didattici ed educazione ambientale. 

Il Parco Regionale della vena del gesso Romagnola è molto bello, ci sui può andare per tanti motivi ed io personalmente ho dei bellissimi ricordi, per di più è ben collegato e facile da raggiungere. Consiglio a tutti di andarci, perché è unico in Europa.

Buon Cammino a tutti.

domenica 2 agosto 2020

Palazzo Sersanti, una festa, una camicia

Un palazzo, una festa, una camicia sono tutti gli elementi per un racconto criminale narrato da Lucarelli; quello che sto per raccontarvi però sono fatti veri, una storia di cui se ne parla ancora oggi, ma che tutti non conoscono.
Un delitto efferato dal futile movente.

La storia che vi racconto oggi è avvenuta cinque secoli fa, a palazzo Sersanti in Imola:
Palazzo sersanti

Nel periodo della presenza valentiniana a Imola accadde un episodio violento, di cui danno notizia alcuni storici. Guidarello Guidarelli di Ravenna, soldato degnissimo del Duca, aveva prestato "una camisa a la spagnola al nobile Virgilio" (forse) Romano. L'ultimo giorno di febbraio del 1501 si fa a Imola un gran ballo in maschera. Guidarello ha intenzione di parteciparvi, rivuole la sua elegante camisa e con insistenza la chiede a Virgilio.
Questi gliela nega, nasce un diverbio e il Romano a fil di spada ferisce gravemente Guidarello nell'attuale palazzo Sersanti.
Statua funebre di Guidarello Guidarelli
In fin di vita il ferito viene portato, si crede, in casa di Pensiero Sassatelli ma alcuni giorni dopo Guidarello morì.
A conoscenza del fatto Cesare Borgia prende una decisione drastica: ordina che si catturi il Romano e gli fa tagliar la testa.
In memoria del povero Guidarello il Valentino, ordine allo scultore veneziano Tullio Lombardo di fare una statua in marmo; oggi conservata all'Accedemia di Belle Arti di Ravenna.

Come si sa la storia a volte si ripropone in tempi e modi differenti, forse perché sono in gioco delle energie che noi non conosciamo... quindi per stare in tema del post, vi racconto un'altro avvenimento, ma questa volta personale, avvenuto sempre a palazzo Sersanti.

Era il 1993 ero nella mia fase Grunge, ascoltavo dalla mattina alla sera gruppi musicali quali Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains, Mudhoney e tanti altri. Il mio abbigliamento del periodo, era molte semplice ed era sempre lo stesso sia in estate che in inverno: jeans, scarpe da ginnastica, maglietta di un gruppo heavy metal e camicia a quadri rigorosamente fuori dai pantaloni, sbottonata e con le maniche arrotolate, anche in inverno!
Io ed una amico nel 1991
Nel 1993 frequentavo ancora le scuole superiori, non ero mai stato in una discoteca o ad un concerto. Il mio tempo libero lo passavo con gli amici a far niente e il sabato pomeriggio in centro a fare le "vasche", su e giù per i portici. Avevo anche la morosina ma, non ho molti ricordi a riguardo tranne uno: un sabato sera con la compagnia di amici che frequentavamo, siamo andati ad una festa privata a Palazzo Sersanti. Io non mi ero posto assolutamente il problema di come andare vestito e quando lei mi ha visto arrivare con il mio completo in stile grunge è scoppiata una violenta lite sullo scalone con tutta le gente che ci guardava.
Me la ricordo bene... alla fine io me ne andai e lei si divertì alla sua festa del Sersanti... Ci mancava il finale cappa e spada ed avevo il ben servito come il povero Guidarello... non era la mia camicia il problema, era la paura del giudizio delle persone, il mostrarsi accanto ad una persona che si presenta per quello che era. L'ho capito a distanza di tempo, avevo sbagliato non dovevo accettare l'invito, non era il mio ambiente, il mio contesto, ero un pesce fuor d'acqua ma, per lei... al diavolo!E fu sempre lei ad allontanarmi!
Il mio consiglio? Non andate a feste in palazzi antichi, specialmente quelli in cui ci sono stati degli omicidi, la storia si potrebbe riproporre!


Dopo avervi parlato del mal capitato Guidarello e della mia vicenda, ora torno serio e vi parlo del Palazzo in cui si sono svolti i fatti da me narrati.
Palazzo Sersanti
Palazzo Sersanti deve la sua costruzione a Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza e nipote del Papa Sisto IV.
Giunto ad Imola nel 1481 come signore della città, Riario vedeva Imola degna sede della nuova Signoria romagnola che sarebbe cresciuta sotto la tutela pontificia.
Furono queste le fondamenta sulle quali venne costruito palazzo Sersanti. Se la volontà di creare a Imola un’adeguata struttura di corte, il palazzo della signoria, faceva parte di un più ampio programma di rinnovo urbanistico ed economico della città.
Il palazzo con l’elegantissima facciata in cotto a vista è movimentata da 14 archi con colonne di arenaria ornate da bei capitelli. Le finestre del piano nobile, gli archi del portico, il cornicione, sono in terracotta elegantemente lavorata.
Un cavalcavia doveva collegarlo ad un giardino la cui entrata è rintracciabile nella laterale via Adrovandi al n.29, ancora marcata da un elegante arco in cotto.

Con la morte di Sisto IV finì il supporto del papato, necessario a Riario, i lavori nei cantieri imolesi furono sospesi e il palazzo rimase incompiuto.
Rimanevano insoddisfatte anche le ambizioni egemoniche del Conte, e l’idea e le speranze cittadine di un’Imola capitale Signorile svaniva pian piano, mentre gli ambienti vuoti del piano nobile di palazzo Sersanti erano riempiti di granaglie e utilizzati come magazzini.

Con la morte del marchese Francesco Maria Riario si esaurì il ramo bolognese della dinastia Riario e la proprietà del palazzo passò a parenti collaterali della famiglia quali i Savorgnan e i Martinengo.

Dopo la fine della signoria, il palazzo modificò la sua destinazione di uso e gli ambienti del piano terreno furono per lungo tempo occupati dalle botteghe dei “garzolari” che conservavano i bachi da seta nelle stanze dell’ammezzato.

Non cambiava la destinazione del palazzo, alla cui incompiutezza si aggiungevano, con il passare degli anni, i segni dell’usura : la famiglia Martinengo, residente a Venezia, traeva solamente dall’edificio i proventi degli affitti senza curarsi della manutenzione. Nel 1796 comparve per la prima volta il nome di Pietro Sersanti quale livellario perpetuo dell’edificio.

Lo stato di abbandono del palazzo fu interrotto alla fine del ‘800 quando, grazie all’intervento del Comune di Imola e della locale Cassa di Risparmio vennero avviati i primi lavori di ristrutturazione.

Nel 1912 la costituzione di una Società anonima “Condominio di Palazzo Sersanti” fu voluta da un gruppo di maggiorenti locali allo scopo di proseguire alla ristrutturazione e rendere agibili i locali del piano superiore. I risultati di quell’intervento, che ridiede alle finestre la luce originale e sistemò lo scalone e gli ambienti del piano nobile, sono quelli che oggi conosciamo.
Palazzo Sersanti, è stato acquisito nel 2001 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, che ha continuato nel'opera di miglioramento dell'immobile.
Particolare degli archi del palazzo
L'ingresso del palazzo
Particolare dell'ingresso
Particolare, targhe del Circolo Sersanti e della Fondazione
Un palazzo nel cuore della città di Imola, modesto ma bello; ritengo giusto, doveroso preservarlo e valorizzarlo anche per le generazioni future. Forse il tempo delle feste è finito, ma la sua storia non si può cancellare. 

In memoria del condottiero Ravennate...
«Qual Scipio, qual Camillo e qual Marcello eran di Roma il glorioso onore, dando a sua bella patria un tal splendore che vien cantato ancora da questo e da quello; tal il Fabbro, Gorlino e il Guidarello de l'antica Ravenna il ver decore eran; e sì che in suo proprio valore Italia esser potea senza flagello.
Piangi afflitta Ravenna, che per morte spogliata sei d'ogni tua fama e gloria, poi che il buon Guidarel giace, sotterra.
Sol era ai primi il cor prudente e forte nell'arme; e questo, in duplicata storia; era un Catone in pace, un Marte in guerra.»

Bernardino Catti,
La morte di Guidarello cavaliere ravennate, 1502

giovedì 16 luglio 2020

Leonardo da Vinci e l'antica mappa della città di Imola

Una volta aver provato l’ebrezza del volo, quando sarai di nuovo con i piedi per terra, continuerai a guardare il cielo”.

Leonardo da Vinci

Pianta della città di Imola

Quando ero ragazzino sapevo cosa avrei voluto fare da grande, ma a scuola non ero costante, non avevo un metodo di studio efficace, ma sopratutto non ero portato nelle materie umaniste; sicuramente non lo sono ancora adesso…

Gli studi delle medie superiori, su consiglio dei miei genitori, si sono così indirizzati verso un istituto tecnico e scelsi il geometra. Odiavo chimica, estimo, andavo male in Italiano, ma topografia, costruzioni e disegno tecnico mi piacevano molto e nella prima materia andavo molto bene.

Ho scelto come argomento di questo post, per rimanere in tema, la pianta della città di Imola, disegnata agli inizi del 1500 da Leonardo Da Vinci, un opera unica nel suo genere.

Leonardo da Vinci
Sulla vita di Leonardo Da Vinci, ed alla sua permanenza in Imola sono stati scritti molti libri, quindi mi limiterò semplicemente ad una breve descrizione dell'opera e dei fatti di quel periodo storico a Imola.

Cesare Borgia nel 1499 conquista Imola recando ingenti danni all'abitato ed alla rocca.
Leonardo da Vinci su invito del Valentino, come “prestantissimo ed dilectissimo famigliare architecto ed ingegnero generale” si reca a Imola col compito di migliorare le difese del fortilizio e della città.
In questa occasione Leonardo da Vinci disegnò la pianta o mappa della città di Imola, probabilmente prendendo come base un precedente studio di Danesio Maineri.
Non si è sicuri di come sia riuscito a farla; una un'ipotesi non delle più fondate ma fantasiose, è che ha percorso tutta la città contando i passi e misurando gli angoli: alla fine ha preso tutti quei numeri e li ha convertiti nello sguardo di un’aquila di passaggio.

La pianta della città, definita a volo di colomba, è disegnata all’interno di un cerchio, in corrispondenza del centro che viene fatta coincidere con la piazza principale, partono otto raggi a suddividere la mappa. All’esterno alcune descrizioni inerenti alla pianta stessa.

La mappa su carta con inchiostro e acquerelli, realizzata dal genio che solo il Da Vinci poteva fare, è di una bellezza rara, le case segnate una ad una con i profili più scuri, le piazze di colore chiaro, il canale dei mulini in azzurro che gira attorno alle mura, i prati intorno, le strade che se ne vanno dalla città. Rispecchiano l'animo di quell'uomo e del periodo che stava vivendo, il rinascimento.

Particolare di un disegno di Leonardo da Vinci
Che dire... un opera d'arte unica al mondo!
Credo che non avrò mai la possibilità di vedere la mappa originale con i miei occhi, ma una “copia” di dimensioni più grandi e in ceramica si trova all’interno della stazione ferroviaria di Imola.
Adesso la pianta originale di Imola disegnata da Leonardo fa parte del fondo Windsor, ed appartiene alla Regina d’Inghilterra, come sia finita in mano Inglese lo ignoro, mi documenterò in merito, ma so che è al sicuro e in buone mani.

Concludo il post scrivendo che non a caso il trek descritto nel post precedente, sia iniziato proprio in corrispondenza della Rocca Sforzesca. Imola è una bella città, ho piacere a parlare di lei e spero che gli argomenti che tratto in questo blog vi piacciano; ci metto cuore nel descrivere ciò che vedo e nulla più.


Buon cammino a tutti

Multi multa, nemo omnia novit.

sabato 4 luglio 2020

Trek da Imola a Borgo Tossignano

"Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo. T’investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, corsie con sbarramenti, impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra."
Guido Ceronetti

La Rocca Sforzesca di Imola

Quando un paio di mesi fa, ho ripreso a scrivere nel blog sono partito dai luoghi a me più cari nella valle del Santerno, senza però scrivere di Imola, città in cui ho vissuto per più di vent'anni.
Per introdurre l'argomento, ho deciso di fare un trek partendo proprio dal cuore di Imola per arrivare a Borgo Tossignano, paese da cui partono diversi sentieri nella valle che amo.
Questo trek mi torna utile perché mi permette successivamente di sviluppare il progetto che ho in mente ed avere argomenti diversi da trattare nel blog.
Non faccio mai nulla al caso, c'è sempre un filo conduttore in tutti i post che scrivo e il camminare mi aiuta a realizzare il "quadro" che ho nella mia mente.
Se sogni, almeno sogna in grande, e... questo dipinto che ho in testa lo vorrei condividere con voi, giusto?

Descrizione del trek:
Per il Trek ho utilizzato la mappa  del Club alpino Italiano – Appennino Faentino, carta escursionistica n°15 in scala 1:50000.
Il percorso iniziò dal prato antistante la rocca di Imola, mi sono diretto verso la piazza principale percorrendo da prima la Via Garibaldi e poi la Via Emilia; la scelta non è a caso, da sempre i luoghi principali di una città sono il castello, il duomo, la piazza.
Mi sono diretto successivamente verso l'autodromo percorrendo la via Appia e poi il Viale Dante.
Il Lungofiume
Ho Attraversato il ponte sul fiume Santerno, ho seguito la pista sul lungo argine fino alla "curva della Tosa"; questo tratto è molto bello, il fiume scorre a lato calmo, lento e pacifico.  L’ombra degli alberi regala frescore e sembra di percorrere un tratto della via degli Dei tra Bologna e sasso Marconi.
Da lì, ho preso la SP14 Codrignano che porta alla omonima località che è poco distante da Borgo Tossignano.
In quel tratto il percorso è tutto su asfalto; la strada è poco trafficata ma comunque non presenta a lato una pista pedonale e
quindi se decidete di seguire le mie orme prestate attenzione. Il percorso pur essendo su asfalto regala panorami veramente belli, campi coltivati si alternano a oliveti, vigneti e frutteti, sullo sfondo le colline con i suoi colori sembra quasi un quadro di Monet.
Mantenendo la direzione, passato la piccola località di Codrignano, dopo pochi metri ho svoltato a sinistra in Via Rio Gambellara.
La strada sempre asfaltata è più stretta della precedente, ma almeno non è trafficata; si inizia ad entrare nell’appenino tra colline, torrenti e calanchi.
Al primo bivio, ho continuato a camminare su Via Rio Gambellara, ho svoltato a destra e poco dopo la strada, diventa una strada bianca.
Al secondo bivio, con a lato un edificio, ho svoltato ancora a destra e poi ho proseguito sempre dritto.
La strada termina entrando in una proprietà privata, ho chiesto a delle persone il permesso di passaggio e senza problemi ho continuato il mio cammino.
Nel chiedere il permesso ho espressamente detto che ero solo di passaggio, che non avrei colto o rovinato niente e che ero diretto a Borgo Tossignano. 
La strada privata prosegue, ad un certo punto svolta a destra ma sono andato dritto, da strada bianca diventa una strada per il transito di mezzi agricoli in terra battuta; in dialetto il termine per questo tipo di strada è “Chèvdel”.
Sono giunto così a un rimesso agricolo abbastanza grande circondato sui tre lati da calanchi.
Sono andato ancora dritto, e subito dopo pochi metri ho trovato una pista che conduce verso destra in cima al calanco.
Qui ho provato un’emozione che cerco di descrivere, ma le parole a volte non esprimono abbastanza bene quello che si prova: sono partito dal centro di Imola, cemento, asfalto, macchine, rumore e un poco alla volta la strada si è fatta stretta e poi in terra battuta per diventare sentiero… il viaggio, l’idea del partire e del scoprire cosa c’è oltre alle mura domestiche, il perdersi, la natura, i colori dei fiori, il gorgogliare di un torrente, l’aria pulita e il silenzio… spettacolo, ero solo ma stavo veramente bene, vivo, i polmoni pieni d’aria e il sangue bollente in corpo… spettacolo!
La vista verso il rimesso agrico
La vista verso la Vena del Gesso
La vista verso Imola
Torno alla descrizione del percorso. È una salita lunga e impegnativa, sulla sinistra ad un certo punto ho trovato un campo coltivato. Giunto in cima, ho potuto godere di un bellissimo panorama, non me lo sarei mai aspettato...
Mi sono trovato di fronte una recinzione verde: oltre la quale Borgo Tossignano e spaziando con lo sguardo in senso orario in successione ho ammirato la valle del Santerno, Imola, la Rupe di Sasso Latroso e tutto il parco della vena del gesso romagnola 
Ho costeggiato la recinzione tenendola a destra fino ad arrivare ad un cancello aperto oltrepassato il quale, ho proseguito dritto tenendomi questa volta la recinzione sul lato sinistro.
La villa di Alfredo Oriani
Poco dopo ho attraversato un piccolo campo coltivato,, un breve tratto di bosco ed un altro campo al termine del quale c'è un passaggio che conduceva Sentiero CAI 705 in corrispondenza, circa, della Villa Banzole, appartenuta allo scrittore Alfredo Oriani, oggi abbandonata e in stato di degrado.
Al sentiero se si svolta a destra si scende e si ritorna in prossimità di Borgo sulla Via SP14 Codrignano.
La vista dal Passo del Prè


Ho scelto la via panoramica, ho svoltato a sinistra in modo da congiungermi al Sentiero CAI 705B che, attraversando il bosco, conduce al Passo del Prè, o Passo della Sassetta dal quale si ammira un panorama senza uguali.
Sono sceso seguendo le indicazioni per Borgo Tossignano, sono passato dal Rio Barga, avendo sul lato destro le rocce gessose e sul lato sinistro a volte campi a volte vigneti.
Un bel sentiero a tratti panoramico, in altri punti in bosco e con ginestre ovunque; la risalita al paese è impegnativa, ma alla fine sono giunto alla rocca da cui si ammira un paesaggio a 360• credo che sia una dei posti più belli della vallata del Santerno.
La vista dalla Rocca












Ho concluso il percorso passando dai resti della rocca per poi giungere nella piazza del paese.
Borgo Tossignano è un piccolo borgo arroccato in cima ad una collina, dai resti della sua rocca si domina tutta la valle del Santerno ed Imola. E’ un paese dal passato molto antico, distrutto purtroppo in gran parte durante l’ultimo conflitto, parlerò più approfonditamente di questo “nido delle aquile” nei prossimi post, dov'è presente tra le varie cose un ostello gestito dalla pro-loco utilizzato spesso dai pellegrini che compiono il Cammino di Sant’Antonio. 
Se avete intenzione di fare anche voi questa escursione, vi lascio di seguito il link del tracciato con l'applicazione wikilock.

Domi militiaeque
Ciao e buon cammino a tutti. 

martedì 30 giugno 2020

Personaggio: Giuseppe Scarabelli

Era probabilmente il 1982 o il 1983 quando abitavo a Rovigo che, mio fratello giocava con i suoi amici del tempo a D&D. Non mi facevano partecipare perché ero troppo piccolo però potevo stare in camera con loro. Durante le loro partite, ascoltavano sempre canzoni di Alan Stivell, dei The Clennad e dei The Dubliners... le avventure di guerrieri di maghi ed elfi mi facevano sognare avventure e la musica amplificava quell’atmosfera fantasy che si era creata.
Poi una sera in televisione hanno trasmesso il film Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta e quel film, insieme alle storie raccontate durante le partite di quel Role Play hanno messo in me il seme per la passione dell'archeologia e l’avventura.
Avrei voluto diventare da grande un archeologo... il tempo passa e si prendono decisioni diverse, ma la passione per ciò che è stato e per il passato è sempre rimasta.

Per tornare ai nostri giorni e al trek fatto sul Sentiero CAI 703 oggi vi racconto la vita di Giuseppe Scarabelli, un “Indiana Jones” imolese…

Giuseppe Scarabelli

Giuseppe Scarabelli (Imola 1820–1905) è stato un geologo, paleontologo e politico italiano; è ricordato come fondatore dell'archeologia preistorica italiana ed è stato il primo archeologo a realizzare in Italia uno scavo stratigrafico.

Dopo l'istruzione primaria e secondaria, intraprese gli studi di anatomia presso le università di Bologna. Passò poi allo studio delle scienze naturali di Pisa. Qui ebbe l'occasione di assistere alle lezioni di Paolo Savi e Leopoldo Pilla dai quali apprese le tecniche di ricerca della geologia stratigrafica che, Scarabelli approfondì e migliorò.

Nell'imolese, Scarabelli intraprese indagini sistematiche relative alla giacitura e all'età delle ossa di alcuni grandi mammiferi che in tempi preistorici avevano abitato l'Appennino limitrofo. Un altro innovativo filone di ricerca, fu rappresentato dallo studio delle armi di pietra ivi raccolte. Nel 1850 pubblicò i risultati delle sue ricerche, nello studio Osservazioni intorno alle armi antiche di pietra dura che sono state raccolte nell'imolese, che ad oggi è considerato uno dei primi contributi scientifici sulla preistoria italiana, con particolare riferimento ad oggetti del Paleolitico e del Neolitico.

Nel 1857 fu tra i fondatori del «Gabinetto di Storia Naturale» di Imola, primo nucleo del Museo che è oggi a lui intitolato.

Museo Giuseppe Scarabelli
Protagonista del periodo di fervore di studi e di pubblicazioni specialistiche della seconda metà del XIX secolo, fu promotore dei Congressi Internazionali di Geologia e di quelli Antropologia e Archeologia. Precursore della moderna ricerca archeologica, presentò al Congresso di Bologna del 1871 le scoperte effettuate nella Grotta del Re Tiberio (nella Vena del Gesso Romagnola), il primo scavo effettuato con metodo stratigrafico. Nel 1878 all'Esposizione Universale di Parigi fu premiato per la sua Carta Geologica di parte dell'Appennino alla scala 1:200.000 con la medaglia di bronzo.



Tra il 1873 e il 1883 fu impegnato negli scavi archeologici nel villaggio preistorico sito sul monte Castellaccio (ubicato all'interno del parco acque minerali di Imola). Il voluminoso saggio che ne derivò, “La stazione preistorica sul Monte Castellaccio” , risulta ancora oggi l'unico caso di scavo integrale di un villaggio dell'Età del Bronzo in Italia.

Fervente patriota, Scarabelli partecipò ai moti risorgimentali fino al voto di annessione della Legazione delle Romagne al Regno di Sardegna (1859).
Fu il primo sindaco di Imola dopo la proclamazione del Regno d'Italia e nel 1864 fu nominato senatore del Regno.
Vista dal Sentiero CAI 703
Scarabelli è stato uno studioso unico per il suo tempo; camminare sul Sentiero CAI 703 e nei luoghi dove lui ha trovato i fossili, oggi custoditi all'interno del museo di Imola, è stato emozionante.
Sapevo dov'ero, sapevo dove stavo camminando, quando guardavo dai calanchi verso il fiume Santerno mi immaginavo di trovarlo li, ad effettuare i suoi scavi e a riportare alla luce antichi fossili. Sono convinto che se si cerca ancora al Rio Mescola, qualcosa salta fuori... Ancora una volta la fantasia mi ha portato lontano e al mio sogno di archeologo, mancava solo il suono di un’arpa Bretone...

mercoledì 24 giugno 2020

Personaggio: Luca Ghini

Quando ero bambino, con la mia famiglia andavamo spesso in vacanza in campeggio, a volte al mare, altre volte in montagna, ma sempre in roulotte.
I miei primi viaggi sono stati sempre un po' spartani e all'aria aperta.
Un ricordo vivido che ho di quelle vacanze è legato a mia madre, una donna di cultura che ama la musica classica, il teatro, l'arte e i fiori. Ovunque andavamo raccoglieva un fiore o una foglia che poi metteva nell'album di foto del viaggio.
Ricordo ancora il viaggio fatto a Lipizza e alle grotte di San Giacomo a Postumia, in Slovenjia ed dei fiori di tiglio da lei raccolti...
Senza saperlo ha fatto una cosa simile a quella che ha realizzato Luca Ghini...

Ritratto di Luca Ghini
Luca Ghini è nato nel 1490 a Croara di Casalfiumanese sulle colline dell'Appennino imolese in una famiglia della piccola nobiltà romagnola, è stato un medico e un botanico; fu il primo creatore al mondo di un orto botanico ed il primo a sperimentare l'essiccazione delle piante sottoponendole a forte pressione tra fogli di carta.
Ghini è tra i primi botanici ad utilizzare il metodo di conservazione e catalogazione delle piante degli erbari, affiancandoli nell'attività didattica alle illustrazioni delle specie botaniche; questo metodo si diffuse rapidamente tra i botanici e nelle università di tutto il mondo occidentale, con la possibilità per gli studiosi di verificare l'identità delle piante, provenienti da regioni anche molto lontane.
Orto Botanico di Pisa



Nel 1543 ha realizzato il primo orto botanico al mondo presso l'università di Pisa, nella quale era docente, e due anni più tardi in quelle di Firenze e poi di Padova.
Ghini nello studio delle piante introdusse innovazioni, tra queste l'osservazione diretta, tanto da ottenere il riconoscimento dalla comunità scientifica del tempo, della botanica come scienza e ottenere la sua separazione dalla medicina classica.
A oggi Ghini è riconosciuto come il padre della botanica moderna.

I ruderi della casa di Luca Ghini.
Leggendo la vita di questo Imolese ed essere passato nei luoghi dove è nato e cresciuto, capisco il perché del suo interesse verso la medicina e la botanica.

L’appennino è ricco di una flora variegata e il viverci a stretto contatto deve averlo influenzato nell’animo
; d’altronde la medicina come la intendiamo noi oggi, al suo tempo non esisteva, le piante erano usate sia per il sostentamento sia per curare le persone e la loro conoscenza era importante. La natura da sempre è fonte d’ispirazione e di vita.

Personalmente non conosco la botanica, che tra l’altro racchiude molte materie al suo interno, ma mi affascina molto questa branca della biologia. Da quando mi sono trasferito a Grosseto, aiuto mio suocero all'orto e nei lavoretti di campagna, sto imparando molto ma, non è una cosa molto semplice in quanto lavorando in fonderia, il tempo a mia disposizione non è moltissimo, e le cose da fare nei campi sono tante.


Mi piace, devo ammettere che coltivare la terra pur essendo faticoso dà le sue soddisfazioni, mi sento più in sintonia con la terra e la natura.

Un’ultima riflessione sulla natura, sul suo essere maestoso che mi affascina nel profondo:

Equilibrio e sopravvivenza
L'equilibrio è l'equilibrio stesso della natura.
La sopravvivenza è la sfida imposta dalla natura.
Non c'è alcuno scopo nella vita senza le sfide, la sopravvivenza mostra di avere profonde radici in ogni anima.
Come il piccolo seme di un albero che cresce costante più in alto verso la luce.
La sopravvivenza è radicata profondamente in ogni essere vivente.
La natura stessa combatte ogni giorno per la propria sopravvivenza.
Combatte e continua a sopravvivere mostrandoci a volte dei paesaggi incredibili,che sono il frutto di migliaia di anni di lotte per restare viva.
La natura ci impone anche delle scelte difficili, stabilisce spesso delle leggi che noi ignoriamo.
Cosi come la natura ama i frutti della sua sopravvivenza ogni essere vivente ama i frutti offerti dalla natura e vive secondo le sue regole.
Questo è l'equilibrio perfetto.

Nihil difficile volenti